# La fine, l'inizio
> [!noteinfo]
> Update: 02.03.2025 · #the_collapse #future #it-lang #es-lang
> que tras el [[../../Themarium/Colapso/Colapso|colapso]]
de esta civilización ya condenada
siga habiendo quizá seres humanos
capaces de aprender de la catástrofe
> y vivir una vida renovada
en un nexo distinto con la Tierra
> (Jorge Riechmann, "[[../../Lecturas/Poesia/En el fondo del valle ha muerto Jorge Riechmann|En el fondo del valle ha muerto Jorge Riechmann]]")
In gioventù, mi interrogavo su come fosse possibile che delle grandi civiltà del passato fossero ridotte a semplici rovine e quale fosse il processo che collegava il passato al presente. Sognavo di poter osservare il fluire della storia in *fast-forward* per comprenderla nella sua totalità.
Davanti all'evidenza che la storia dell'umanità è costellata di civiltà scomparse, mi sono naturalmente chiesto se un simile destino potesse verificarsi anche oggi. Quali eventi dovrebbero accadere per portare al [[../../Themarium/Colapso/Colapso|collasso]] una civiltà globale come la nostra? Come potrebbe accadere che della nostra cultura greco-romana restino solo poche rovine e alcune congetture?
Sono trascorsi diversi decenni. Ci troviamo ora in un mondo al limite della catastrofe climatica, consumato dall'avidità capitalista e in mano a demoni arancioni, signori della motosega, imprenditori delle tenebre e altri diavoli dalle camice nere. Un mondo interamente digitalizzato, dove tutto il sapere umano è conservato in *cloud*, *server* e *hard disk*.
Privo di corpo, il sapere umano è onnipresente ma effimero. Contrariamente a quanto ci è stato venduto, la sopravvivenza del *dato* è fragile, così fragile che persino gli storici contemporanei temono che i loro colleghi futuri possano faticare a reperire informazioni sulla nostra epoca.
Poi è arrivata l’IA, divorando e metabolizzando ogni cosa, con i suoi [pregiudizi, ambiguità ed equidistanze](https://ctxt.es/es/20250201/Politica/48639/Gerardo-Tece-inteligencia-artificial-IA-DeepSeek.htm). Abbiamo consegnato l’intero sapere umano alla [[../../Themarium/The Machine/The Machine|Macchina]], elevandola a oracolo onnisciente cui rivolgersi per qualsiasi bisogno. Quel sapere non è più nostro, è suo. Centralizzarlo e accedervi solo attraverso una macchina che ne offre un’interpretazione potenzialmente distorta significa, in fondo, abdicare.
Abbiamo costruito un sistema complesso, che per funzionare esige enormi quantità di risorse naturali. Un sistema sofisticato, ma al tempo stesso fragile. Un conflitto nucleare, una tempesta solare, [[../../Themarium/Colapso/El hombre con megafono|un blackout satellitare]] o una crisi climatica senza precedenti potrebbero innescarne il [[../../Themarium/Colapso/Colapso|collasso]]. Immaginiamo uno scenario di siccità estrema, scarsità di cibo e acqua, e l’impossibilità di accedere alle risorse digitali. In un modo o nell’altro, la digitalizzazione sembra essere l’anello cruciale di quel processo che, nella mia gioventù, appariva impensabile: la scomparsa della nostra civiltà.
L’incapacità di connetterci al nostro passato e alla conoscenza accumulata nel tempo potrebbe generare quello che potremmo chiamare il Grande Vuoto, *The Big Emptiness*. In questo stato di ignoranza diffusa, barbarie e devastazione diventerebbero il preludio a un nuovo inizio, un punto zero da cui ricostruire un [[../../Themarium/Tiempo/Futuro|futuro]] diverso. Parafrasando Smithson, un futuro sepolto nel passato[^1].
Mi ci vollero mesi per elaborare il lutto dell’evidenza: comunque vada, siamo di fronte a una fine. Poi, una volta accettato il fatto (ma si può davvero accettare qualcosa di questa magnitudine?), e liberatomi dalla necessità di evitare l’inevitabile, mi resi conto che una nuova certezza stava prendendo forma: bisogna prepararsi e pensare al dopo. Citando Eliane Brum, non è più il momento della speranza, ma dell’azione, per necessità di sopravvivenza. E questa è una buona notizia, perché è il primo passo per tornare ad [[../../Vivarium/Imaginar nuevos futuros|immaginare un nuovo futuro]].
[^1]: [[../../Arte/Artistas/Robert Smithson|Robert Smithson]], *The Collected Writings*, ed. Jack Flam (Berkeley: University of California Press, 1996), 194. "The future doesn't exist, or if it does exist, it is the obsolete in reverse. The future is always going backwards. Our future tends to be prehistoric". "El [[../../Themarium/Tiempo/Futuro|futuro]] no existe, o si existe, es lo obsoleto al revés. El futuro siempre retrocede. Nuestro futuro tiende a ser prehistórico".